ALLERGIE E INTOLLERANZE ALIMENTARI -Diagnosi
La valutazione dei soggetti allergici prevede un’accurata raccolta di ogni elemento utile a ricostruire la storia di questo disturbo (anamnesi) e un esame clinico rivolto particolarmente agli organi e agli apparati più frequentemente interessati dai sintomi (esame della cute e delle mucose, auscultazione del torace), anche perché esistono malattie diverse che danno sintomi simili.
È particolarmente importante raccogliere dati sulla presenza dello stesso problema in famiglia (30-60 % dei casi); tipo di sintomi e loro frequenza; tempo intercorso tra assunzione di alimenti e comparsa dei sintomi; durata e modalità di risoluzione dei sintomi (spontanea o dopo terapia); tipo e quantità degli alimenti introdotti nelle 24 ore precedenti l’insorgenza del quadro clinico; eventuali altre malattie (apparato digerente); assunzione di farmaci potenzialmente causa di allergia (antidolorifici, antibiotici); attività fisica eseguita dopo il pasto; comparsa contemporanea di sintomi analoghi in altre persone (suggestiva per reazioni di tipo tossico). Nei bambini è fondamentale indagare sul tipo di alimentazione assunta nei primi mesi di vita, sul tipo di allattamento, sull’età e la modalità di svezzamento.
Test diagnostici I test allergologici attualmente a disposizione indagano le reazioni allergiche cosiddette IgE mediate, ma spesso sono poco affidabili nel riconoscere i soggetti realmente allergici. Si distinguono test eseguiti direttamente sul paziente (prick test cutanei) e in laboratorio (RAST, acronimo di Radio Allergo Sorbent Test).
La positività del test indica la presenza di anticorpi specifici (IgE) per l’alimento testato, ma il dato va sempre valutato in funzione della storia clinica, per la possibilità che si tratti di un “falso positivo” e per il frequente riscontro di sensibilizzazione crociata a più alimenti (allergeni inalanti/alimenti, alimenti/alimenti); la negatività dei test testimonia un’assenza di reattività allergica IgE mediata, ma può dipendere anche dalla labilità degli estratti allergenici commerciali che possono fornire risposte cutanee inadeguate; questo inconveniente può essere superato con il consumo di alimenti freschi (prick by prick) o con l’utilizzo di allergeni puri singoli.
I test sierologici consistono nel dosaggio radioimmunologico (RAST) degli anticorpi IgE del sangue specifici verso un determinato allergene alimentare; essi vanno limitati ai casi in cui non sia possibile eseguire il prick test per la presenza di lesioni cutanee o per l’assunzione di farmaci (antistaminici) o in caso di negatività dei test cutanei nonostante una storia clinica suggestiva per allergia verso un determinato alimento. Gli unici metodi per eseguire una corretta diagnosi di allergia alimentare sono i test orali di scatenamento, secondo il metodo del “doppio cieco contro placebo”. Dopo la sospensione per 7-14 giorni dei cibi sospetti (diete di eliminazione) vengono somministrati, all’insaputa di medico e paziente (doppio cieco), i cibi freschi/liofilizzati, oppure le sostanze placebo, in dosi gradualmente crescenti. Gli alimenti che provocano ricomparsa della sintomatologia sono ritenuti responsabili delle reazioni allergiche. In considerazione dell’eventualità di reazioni potenzialmente pericolose, tali test devono essere eseguiti sotto controllo medico e sono controindicati in caso di precedenti episodi di anafilassi.
Per la diagnosi delle forme non IgE mediate sono proposti test meno praticabili e più complessi (biopsia intestinale, test di permeabilità intestinale e così via).
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