Al prossimo attacco di mal di testa prova a mettere in calendario una visita dall’odontoiatra. Perché? Le cause potrebbero essere alcuni disturbi di origine muscolo-scheletrica e/o le disfunzioni temporo-mandibolari. I dati parlano chiaro: secondo l’Istat, il mal di testa colpisce circa il 29% della popolazione e la cefalea muscolo-tensiva è un fenomeno in aumento, che riguarda dal 5 al 12%.
Fra i responsabili di quest’ultima, c’è la malocclusione dentale, problema dovuto a un allineamento anomalo fra i denti dell’arcata superiore e inferiore. In alcuni casi può infatti determinare disturbi che provocano un cattivo funzionamento dell’articolazione temporomandibolare (quella che collega la mandibola al cranio e consente di parlare, deglutire e contribuisce all’espressività del volto) e il mal di testa, come conferma il dottor Valerio Maccagnola, medico specializzato in ortognatodonzia ad Alfianello (Brescia), presidente di FACExp.
Dove e come fa male la testa
«Il dolore si fa sentire soprattutto a carico della zona temporale (quella laterale della testa) e occipitale (la volta posteriore del cranio)», precisa il nostro esperto.
«Il paziente, inizialmente, avverte male alla parte periauricolare (la regione che circonda l’orecchio), in corrispondenza delle articolazioni o del massetere e dei temporali, muscoli situati sulla faccia esterna del cranio A e della mandibola, con il compito di muoverla. Nella fase iniziale spesso viene ben localizzato, ma quando persiste e diventa cronico, cioè dura per almeno 4-5 settimane, non si riesce più a definirlo in maniera distinta. Così, si finisce per andare dal medico e descriverlo come una generica cefalea».
Le varie forme di malocclusione
Malocclusione, però, è un termine generico che abbraccia una serie di anomalie della bocca più o meno gravi. Le forme in grado di scatenare la cefalea sono quelle capaci di generare un sovraccarico sulle articolazioni: sul banco degli imputati salgono perciò il morso profondo, che si verifica quando gli incisivi delle arcate superiori superano di 6-7 mm quelli inferiori; il morso aperto, situazione in cui c’è spazio tra i denti superiori e inferiori e la protrusione, quando la distanza fra le due arcate è superiore di 6-8 mm.
Un altro tipo di malocclusione è quella dovuta al morso incrociato o morso inverso: «Un dente o gruppo di essi posti in posizione laterale anomala rispetto agli antagonisti, mentre gli altri, adiacenti, si trovano in posizione normale», specifica Maccagnola. «Inoltre, l’associazione tra malocclusione e parafunzioni, come il bruxismo per esempio, aumenta il rischio di sovraccarico alle articolazioni».
Mal di testa da malocclusione: cosa faree
Come si interviene? Innanzitutto occorre capire se la cefalea è dovuta alla malocclusione. Per determinarlo, l’ortodontista utilizza un bite.
«Questa apparecchiatura, dall’effetto transitorio, provvisorio e reversibile, va indossata per qualche mese ed è in grado di correggere i rapporti tra le arcate e ridare un’occlusione corretta», afferma Maccagnola. «Disponibile in decine di forme e materiali, il bite rappresenta un test terapeutico perché, già con esso, il paziente potrebbe riscontrare un effetto positivo. Ma si tratta anche di una prova diagnostica, perché un miglioramento dei sintomi permette di attribuire alla malocclusione la responsabilità della cefalea e scegliere come intervenire».
L'apparecchio per la malocclusione: una scelta ampia
A questo punto, se la malocclusione è legata ai sintomi si può scegliere di passare al trattamento ortodontico per l’allineamento dentale, da “indossare” per 18-24 mesi. Una soluzione che offre un’ampia scelta.
«Si possono utilizzare dispositivi mobili o fissi, dai modelli composti da placche incollate sulla superficie esterna dei denti (attacchi, brackets, stelline) e fili in materiale differente, che spostano i denti applicando delle forze per muoverli, alle mascherine trasparenti di plastica che utilizzano meccaniche diverse ma con gli stessi obiettivi; passando per apparecchiature incollate sulla superficie linguale dei denti per rendere l’apparecchio invisibile», afferma l’esperto.
Malocclusione, l'aiuto in più
L’apparecchio ortodontico, talvolta, da solo potrebbe anche non bastare.
«In alcune situazioni è utile associare alle apparecchiature di allineamento dei sistemi di ancoraggio scheletrico (TAD’s, ovvero delle viti che, una volta inserite nel palato, per esempio, contribuiscono ad arretrare, includere o escludere i denti). Oppure, quando la malocclusione ha caratteristiche di gravità elevata, degli apparecchi ad ancoraggio extraorale», specifica il dottor Valerio Maccagnola.
Malocclusione, quando serve l'intervento chirurgico
«Quando la causa della malocclusione è dovuta a una deformità scheletrica, oltre all’allineamento dentale è necessario riposizionare le componenti dello scheletro», afferma l’ortodonzista.
Infatti, nel 5% dei casi è impossibile raggiungere i risultati estetici e/o funzionali con la sola ortodonzia, ma è comunque possibile conquistare questi obiettivi con un trattamento ortodonticochirurgico: «Dopo una prima fase della durata di un anno e mezzo in cui si vanno a riallineare i denti attraverso l’ortodonzia, ci si affida al chirurgo maxillo facciale, che interviene sul “difetto scheletrico”. Le operazioni, eseguite in anestesia generale e programmate con ausilio di software dedicati, richiedono il ricovero da uno a tre giorni e, grazie agli odierni sistemi di fissazione, non viene richiesta l’immobilizzazione della mandibola.
Il pieno recupero funzionale avviene nel giro di 4-5 settimane, per poi passare a una fase di finitura, in cui si vanno a dettagliare le posizioni dei denti. È l’ultimo step del trattamento ortodontico, per ottenere un allineamento preciso, renderli stabili e verificare i movimenti durante la masticazione. Solitamente la fase post chirurgica dura 3-4 mesi, ma attenzione: purtroppo l’intervento chirurgico in alcune Regioni non è rimborsabile dal Servizio Sanitario Nazionale, perché considerato un trattamento cosmetico», conclude il dottor Valerio Maccagnola.
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